sabato 2 aprile 2011

Boris - Il Film (di Gabriella Vaghini).









Quando si passa dalla fiction al cinema la posta in gioco è alta. Si rischia di perdere l’immediatezza della comicità dettata dai tempi televisivi, di non trovare in un pubblico più ampio, che non sia solo quello della serie, un riscontro positivo e di non riuscire a presentare un prodotto cinematografico che mantenga la sua natura pur adattandosi ad un contenitore mediatico profondamente diverso nel linguaggio, nell’inquadratura, nella modalità di fruizione. Conoscevano bene questi rischi i ‘padri’ di Boris, la situation comedy italiana trasmessa dal 2007 dal canale satellitare Fox e dal 2009 anche da Cielo, che porta in scena il dietro le quinte di un’improbabile troupe televisiva sul set della fiction ‘Gli Occhi del Cuore’. Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Ventruscolo, sceneggiatori e registi della serie hanno voluto comunque correre il rischio e compiere questo passaggio, sentito come “giusto, dopo tre stagioni televisive di successo”, per mettere in scena in modo grottesco, ironico e tragico anche sul grande schermo alcuni degli aspetti tristemente tipici della realtà cinematografica italiana e più in generale della società nel suo complesso. A partire dal 1 aprile, con l’uscita in 300 copie nelle sale italiane ci sarà la vera prova del nove con il riscontro del pubblico, ma già dopo l’anteprima e la conferenza stampa di lunedi 28 marzo, presso il Cinema Adriano a Roma, è chiaro che ci sono tutti i presupposti per affermare che l’intento degli autori sia stato completamente raggiunto e la sfida vinta a pieni voti. Boris, prodotto da Rai Cinema e Wildside, è un film ironico e pungente ma anche un’analisi estremamente critica e intelligente della realtà che respiriamo nel nostro paese. Uno di quei film che riesce a farti ridere per 108 minuti e lasciarti allo stesso tempo in testa spunti attuali di riflessione e un senso di imminente tragicità. “La grande commedia incombe”. Nel finale una minaccia, che è poi la chiave di lettura tragi-comica del film. Un prodotto, che come spiegato da Cerrapico, pur mantenendo i personaggi e una continuità con la sit com, non vuole essere uno spin-off forzato della serie televisiva, ma quasi un film a se, in modo da poter essere capito e gradito anche da un pubblico diverso da quello della serie. Inoltre se con la sit-com venivano evidenziati pecche e problematiche della realtà televisiva, con il film, l’autoreferenzialità della critica sposta inevitabilmente il suo asse sul mondo del cinema. Dalla satira televisiva si passa a quella cinematografica, mettendo in scena le vicissitudini di un regista, Ferretti che insieme alla sua troupe cerca, con i pochi mezzi a disposizione ma con tutte le più buone intenzioni, di realizzare un prodotto cinematografico di grandi aspettative, che tratti tematiche scottanti, scomode e di ampio respiro per poi sprofondare inesorabilmente nelle sabbie mobili della commedia. ‘Boris è un road movie da fermi’ - ha dichiarato Vendruscolo – ‘in un paese complesso dove l’eccellenza è impossibile’. Ha spiegato inoltre come collocare il film, che pur rientrando nel genere della commedia, ne mette in scena gli aspetti tragici, prendendola in giro, ironizzando inoltre anche sul film d’autore e inevitabilmente su se stesso. E cosi, giocando continuamente in bilico sul filo rosso tra cinema intellettuale e cinepanettone, Boris assume quasi la natura di documentario, una lente di ingrandimento che evidenzia, attraverso i limiti e i difetti del cinema nostrano, le problematiche del nostro Paese. “Per noi scrivere e dirigere questa storia é stato un modo per dire delle cose, al di là del semplice far divertire il pubblico…non perdoniamo nessuno dei nostri personaggi, li capiamo. Sono personaggi tipici della nostra Italia e del nostro tempo”. Ha affermato Torre durante la conferenza stampa – “Il nostro è un grido di dolore espresso con un’assurdità disarmante che suscita ilarità ma che sa far riflettere”. Il trio di registi e sceneggiatori ha dunque confermato la forte volontà di contestare dopo il sistema  televisivo, quello del cinema italiano, che da troppo ormai vegeta in una specie di dormiveglia e di mettere in luce aspetti tristemente noti a attuali di un’Italia precaria. Talmente attuali che l’incontro con la stampa di ieri è stato anche terreno per un fuori programma significativo. Un gruppo di precari ha preso la parola per annunciare una manifestazione di protesta che si terrà il 9 aprile a Roma. "Tutti in piazza per liberarsi dalla precarietà”. Immediatamente solidale è stata la reazione dell’intero cast che, dopo aver applaudito l’iniziativa, si è fatto fotografare esponendo i cartelli con gli slogan di protesta dei precari e ha annunciato che parteciperà alla manifestazione.

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